Onorevoli Colleghi! - Il problema delle bonifiche si pose fin dall'antichità per le popolazioni stanziate lungo corsi d'acqua e presso aree palustri. Le civiltà antiche hanno mirabilmente sviluppato i propri insediamenti, la culla della loro cultura, in stretto contatto con le risorse idriche più facilmente utilizzabili.
      La natura però ha obbligato l'uomo a rispettare il millenario defluire delle acque e perciò, solo con la sperimentazione di sempre più moderne e compatibili tecniche di regolazione idrica, sono state rese possibili la residenza stabile di comunità organizzate e la conservazione durevole di terre rese fertili a prezzo di una dura e indomita fatica. È questo ciò che più brevemente si definisce «bonifica», quell'ampio processo tecnico che ha consentito, anche in anni a noi più vicini, di liberare centinaia, migliaia di ettari dalle piene che fornivano habitat ideale per l'anofele, trasformando lande insalubri in siti definitivamente produttivi e abitabili.
      La storia dell'agricoltura, la storia della bonifica è quindi parte essenziale della nostra storia nazionale. La pianura padana, quella pontina, la Maremma, il Fucino, il Campidano di Oristano - dove oggi sorge Arborea, capitale regionale dell'agrozootecnia e comune istituito con la legge dello Stato 30 dicembre 1930, n. 1869 - hanno conosciuto e ancora oggi recano il segno opportuno di questa opera infaticabile, assecondata dal legislatore con molteplici finalità, non ultima quella dell'eradicazione del flagello malarigeno, anello essenziale della modernizzazione dell'Italia

 

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e del processo di unificazione sociale ed economica della Nazione. Spesso l'azione di bonifica ha coinciso con la nascita di nuovi insediamenti e proprio in Sardegna, a partire dalla fine degli anni dieci del secolo scorso, prese avvio una delle più efficaci realizzazioni capaci di condensare finalità tecniche e sociali, esigenze occupazionali e sanitarie. In quello scenario si evidenziò l'eccellente valore di ingegneri, agronomi e architetti capaci di marcare con intelligenza e creatività lande desolate e inospitali. Oggi, va detto, la visione ecologista più moderna non consentirebbe o comunque biasimerebbe l'adozione di talune soluzioni, ma fu certo grazie alla sinergia tra quelle professionalità che si poterono realizzare opere di altissima valenza: canali e laghi artificiali, idrovore e acquedotti, colmate e appoderamenti, imprese agricole e fattorie, infine città di nuova fondazione.
      Tutto ciò accompagnò e perfezionò la trasformazione di pianure e di comprensori inabitati perché malsani e improduttivi perché esposti al riottoso avvicendamento tra le stagioni piovose e quelle secche. I bonificatori ebbero quindi grande merito ed è opportuno che lo Stato riconosca ufficialmente il risultato fecondo di codeste fatiche celebrandone la memoria, perché ciò è fatto essenziale per la valorizzazione di così importanti identità, ancora più se si considera che nelle terre di bonifica e di nuova urbanizzazione trovarono posto migliaia di uomini e di donne, centinaia di nuclei familiari immigrati da regioni distanti dai nuovi poderi che, vivificati dalla bonifica, hanno poi assunto una dimensione aziendale produttiva di valore nazionale o addirittura europeo.
      La fatica di una folta generazione di bonificatori, assistita da migliaia di lavoratori a giornata, ha reso possibile la realizzazione di una rivoluzione agrotecnica enorme, inimmaginabile solo pochi anni prima. E per questo è opportuno che l'intera comunità nazionale celebri quanti hanno speso la propria esistenza e la propria intelligente competenza nella realizzazione di siffatto miracolo agrario e idraulico, architettonico e sociale. Gli eredi di questi uomini hanno messo stabili radici nelle regioni di adozione dei propri nonni, dei propri genitori, esplicitando esemplarmente l'unione tra le genti d'Italia del nord e del sud, del nord est e delle isole. E appunto alla luce di questi valori identitari e storici, con la presente proposta di legge si intende istituire la «Giornata nazionale delle comunità di bonifica e delle città di fondazione» al fine di immortalare nel tempo il ricordo del lavoro e dell'impegno di questi uomini e di queste donne, laboriosamente capaci, i quali sono riusciti a domare una natura avversa trasformandola in terreni fertili. La data scelta è il 21 marzo, sotto l'auspicio perciò di San Benedetto da Norcia, protettore dei bonificatori e soprattutto fondatore dell'ordine monastico che fu modello esemplare di organizzazione del lavoro rurale e dell'opera di bonifica in vaste regioni, altrimenti desolate e sterili, infine rese fertili dal lavoro dei contadini e grazie all'introduzione di più moderne tecniche di appoderamento e di governo delle acque.
 

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